ASSEMBLEA IVAS DEL 5-6 NOVEMBRE: PERCHÉ NON SI DOVREBBE TENERE

05.11.2025

Una comunicazione importante per tutti i soci

Cari colleghi soci IVAS,

ci troviamo a scrivere questa comunicazione alla vigilia di un'assemblea che, purtroppo, presenta numerose e gravi irregolarità. Non si tratta di questioni formali o di cavilli legali, ma di violazioni sostanziali che mettono a rischio la validità stessa delle delibere che verranno prese e, soprattutto, che ledono i diritti fondamentali di noi tutti come soci.

Quanto segue è basato su una diffida formale già inviata al Consiglio Direttivo, ma riteniamo doveroso informare tutti i soci di ciò che sta accadendo.

Il diritto negato di vedere i documenti dell'associazione

Partiamo da un principio fondamentale: ogni socio ha il diritto di consultare i documenti gestionali dell'associazione. Non è un favore che ci viene concesso, è un diritto sancito dalla legge (articoli 14 e seguenti del Codice Civile e articolo 2261). Eppure, nonostante le ripetute richieste, il Consiglio Direttivo ha fornito solo una documentazione parziale: alcuni verbali del Consiglio Direttivo e un elenco degli associati su un semplice foglio PDF, senza alcuna autenticità o data certa.

Ma cosa manca all'appello? Praticamente tutto ciò che serve per verificare seriamente come viene gestita la nostra associazione. Non sono stati consegnati gli estratti conto bancari degli ultimi tre anni, né le fatture attive e passive, né i contratti che dovrebbero giustificare queste fatture. Mancano le certificazioni che provano che i nuovi associati abbiano i requisiti richiesti, mancano i verbali delle assemblee passate, manca soprattutto un libro soci vidimato che ci permetta di verificare chi ha effettivamente diritto al voto e quando ha pagato la quota associativa.

Senza questi documenti, come possiamo verificare che l'associazione sia gestita correttamente? Come possiamo essere sicuri che il bilancio sia stato redatto in modo veritiero? E, ancora più importante per l'assemblea di domani, come possiamo essere certi che chi voterà abbia effettivamente diritto di farlo?

Il mistero del numero dei soci aventi diritto al voto

Qui la situazione si fa ancora più preoccupante. Quanti sono i soci che hanno diritto al voto? Sembrerebbe una domanda semplice, ma la risposta cambia a seconda del documento che si guarda. In un documento datato 6 ottobre 2025 si parla di 426 associati. Nel verbale del Consiglio Direttivo del giorno successivo, il 7 ottobre, si dichiara che alla data del 6 ottobre risultano iscritti 393 soci. Ma in una newsletter istituzionale del 24 ottobre il Presidente ne indica addirittura 670.

Capiamo bene che si tratta di numeri completamente diversi. Quale è quello corretto? E soprattutto, su quale base verrà calcolato il quorum costitutivo dell'assemblea di domani? Il problema è che non possiamo verificarlo, perché ci è stato negato l'accesso al libro soci autenticato. Ci è stato dato solo un file PDF su carta semplice, che non ha alcun valore giuridico.

Questo non è solo un problema tecnico. Si tratta di un elemento che va al cuore della democrazia associativa: se non sappiamo chi ha diritto al voto, come possiamo considerare valide le elezioni e le delibere che verranno prese?

Un bilancio da approvare senza poterlo verificare

Domani ci viene chiesto di approvare non uno, ma due bilanci: quello del 2023 e quello del 2024. Si tratta della rendicontazione di due anni di gestione, uno dei quali peraltro in ritardo. È un momento cruciale per ogni associazione, quello in cui i soci possono verificare come sono stati spesi i soldi e se la gestione è stata corretta.

Eppure, ci troviamo ad approvare questi bilanci senza avere i mezzi per verificarli. I documenti sono stati caricati online solo 24 ore prima dell'assemblea. Non abbiamo avuto modo di vedere gli estratti conto, le fatture, i contratti che dovrebbero giustificare le voci di spesa. Il rendiconto economico-finanziario del 2024 consiste in una sola pagina, senza rispettare i principi standard di redazione del bilancio. Del bilancio 2023 poi non c'è traccia, nonostante sia all'ordine del giorno.

Come possiamo votare "sufficientemente informati" in queste condizioni? Non è una questione di fiducia o sfiducia nel Consiglio Direttivo, è una questione di principio: i soci hanno il diritto di vedere i documenti su cui si basa il bilancio prima di approvarlo.

Una convocazione che non rispetta lo statuto

Ma arriviamo a quello che è forse il problema più grave dal punto di vista formale: la convocazione dell'assemblea non rispetta i tempi previsti dal nostro statuto. L'articolo 14 dello statuto IVAS è chiaro: la convocazione deve essere inviata almeno 7 giorni prima della data prevista per l'assemblea.

I fatti sono questi: la convocazione è stata inviata il 30 ottobre 2025 e l'assemblea è fissata per il 5 novembre 2025. Tra queste due date non ci sono 7 giorni, ce ne sono solo 5. Non si può contare la data della seconda convocazione (6 novembre) perché lo statuto prevede che i 7 giorni debbano precedere la prima convocazione.

Può sembrare una questione formale, ma non lo è. Questi termini esistono per dare ai soci il tempo di organizzarsi, di studiare i documenti, di prepararsi all'assemblea. Ridurre questi tempi significa limitare la possibilità di partecipazione democratica. E dal punto di vista legale, significa che la convocazione è illegittima e le delibere che ne deriveranno saranno nulle o annullabili.

Altri soci non hanno ricevuto la convocazione

Come se non bastasse, emerge che alcuni soci non hanno ricevuto alcuna convocazione formale. Alcuni hanno saputo dell'assemblea solo perché glielo hanno comunicato dei colleghi. Viene spontaneo chiedersi: quanti altri soci sono nella stessa situazione? Quanti colleghi che hanno diritto di partecipare e votare non sono stati nemmeno informati?

Anche questo è un elemento che inficia gravemente la validità della convocazione e di tutto ciò che ne seguirà.

Cosa significa tutto questo?

Significa che qualsiasi delibera venga presa nell'assemblea del 5-6 novembre 2025 è destinata ad essere impugnata e molto probabilmente dichiarata nulla, annullabile o addirittura inesistente da un tribunale. Non si tratta di previsioni, ma di conseguenze giuridiche quasi inevitabili quando si verificano violazioni così gravi e numerose delle norme di legge e dello statuto.

I danni che stiamo subendo tutti

Tutto questo sta causando danni a cascata. All'associazione IVAS, innanzitutto: ci saranno costi legali per i contenziosi che si apriranno, un danno reputazionale per una società scientifica che dovrebbe essere un esempio di buone pratiche, e la necessità di organizzare nuove assemblee ripetendo le spese.

Ma i danni li subiamo soprattutto noi soci. Molti di noi si recheranno a Napoli da tutta Italia, affrontando spese di viaggio e alloggio, sottraendo tempo alla propria attività professionale, per partecipare a un'assemblea e a delle elezioni che dovranno essere ripetute. È uno spreco di risorse, di tempo e di energia.

E la cosa più grave è che tutto questo era evitabile. Il Consiglio Direttivo è stato formalmente diffidato tre volte negli ultimi giorni (il 22 ottobre, il 31 ottobre e il 4 novembre) da alcuni soci, ma ha scelto di continuare su questa strada, agendo in violazione della legge e dello statuto, con piena consapevolezza delle irregolarità che stava commettando.

Per questo, i membri del Consiglio Direttivo che stanno portando avanti questa gestione saranno chiamati a rispondere personalmente dei danni che ne deriveranno.

Un ultimo appello al Consiglio Direttivo

Prima che sia troppo tardi, c'è ancora tempo per fare la cosa giusta. Il Consiglio Direttivo può e deve: permettere a tutti i soci di consultare immediatamente i documenti richiesti; rinviare l'assemblea a una data che rispetti i termini statutari dei 7 giorni; fornire tutta la documentazione necessaria per permettere ai soci di votare in modo informato; verificare e certificare in modo trasparente chi ha effettivamente diritto al voto.

In mancanza di questo, non resta che rivolgersi all'autorità giudiziaria e denunciare quanto sta accadendo in tutte le sedi opportune.

Cosa possiamo fare noi soci

Ciascuno di noi deve essere consapevole delle gravi irregolarità che stanno caratterizzando questa convocazione. Dobbiamo valutare seriamente se abbia senso partecipare a un'assemblea che non è conforme alla legge e allo statuto, sapendo che le delibere che verranno prese saranno quasi certamente impugnate.

È importante conservare tutte le comunicazioni ricevute e questa informativa, perché potrebbero servire in eventuali azioni future. E soprattutto, è nostro diritto e dovere chiedere al Consiglio Direttivo chiarimenti formali su tutto quanto qui esposto.

Questa non è una battaglia personale tra alcuni soci e il Consiglio Direttivo. È una questione che riguarda tutti noi, perché riguarda il rispetto delle regole, la trasparenza nella gestione, e il diritto di ogni socio di partecipare democraticamente alla vita dell'associazione.

IVAS è la nostra associazione, e merita di essere gestita nel rispetto della legge e dello statuto che ci siamo dati.